Scrivere della guerra, come farlo? Delle guerre in corso, con tutte le loro implicazioni economiche, politiche, psicologiche; come farlo? Non riesco a scrivere, per esempio, un saggio. Non ne sono proprio capace. Un’arte antichissima è quella del dramma; grazie all’invenzione di maschere e situazioni consente di conferire alla scrittura una qualità particolare, quella di indagare l’esistenza vissuta al cospetto di eventi devastanti. Ebbene, la volontà di scrivere sulla guerra mi ha spinto a costruire un monumentale dramma epico, un oggetto letterario e teatrale che ha l’ambizione di fare i conti con l’atmosfera bellica che avvolge, come un fumo giallognolo, tutto il mondo. Si tratta di un lavoro in progress, composto da frammenti che aspettano di essere sistematizzati in una struttura compiuta, materiali di un’opera che sta diventando la mia lotta personale contro la guerra, come se l’assenza – tragica, dannatamente tragica – di un movimento popolare di opposizione ad essa mi spingesse ad agire comunque. Le parole, le visioni, la stessa struttura del dramma divengono così la forma della mia solitaria protesta.
Materiali
- Senza scampo. Dialogo tra cittadini inermi
- Nascere di nuovo. Putin, Lavrov e la dannazione del Sovrano
- Le tentazioni di un automa. Dialogo tra la Morte e Biden
- Noi lavoriamo per le tenebre. Monologo di un assassino
- Umanità disumana. Ogni persona è l’altro riflesso (monologo)
- Sparo, dunque sono. Monologo di un cecchino israeliano
- Europa, è questa la tua pace? Monologo di un disertore russo
- Discorso contro la guerra. Una conferenza
- Non voglio che la mia pace sia inerte. Arringa difensiva di un antimilitarista