De Profundis,
il canto selvaggio di Calibano
Un assolo per attore grottesco
scritto diretto e interpretato da Nevio Gambula
Debutto: 30 gennaio 2022, Verona
«Cieco delirio, a folate, mi scaglia
fuori di me. Si scatena la lingua.
Impasto fangoso il mio dire,
risacca che picchia nei flussi
di amara rovina»
ESCHILO, PROMETEO
Al centro dell’opera-monologo De profundis vi è Calibano, lo schiavo deforme che anima La tempesta di Shakespeare. Catturato dopo essersi ribellato a Prospero, Calibano si trova ora in una cella scavata nella roccia, nel fondo di un crepaccio. A caratterizzare le sue giornate è la condanna che lo costringe a imparare la danza del mamuthone, che nella tradizione sarda rappresenta il prigioniero a cui spetta allietare la festa del carce-riere. Nella sua attesa del giorno in cui verrà esposto come trofeo danzante, Calibano avverte il bisogno di parlare ai propri fantasmi, di esporre la propria lacerazione sotto forma di un canto selvaggio, primordiale e assolutamente libero. Quest’opera si pone dunque come canto intenso, urlo viscerale di uno schiavo che descrive, con linguaggio insieme delirante e poetico, le proprie allucinazioni, i propri enigmi, la propria radicale ed estrema differenza. Questo De profundis è, in definitiva, un’opera che torna all’antico tema della dialettica tra dipendenza e indipendenza e alle radici del rito scenico, con-fermando quella ipotesi di lavoro che vede il teatro come forma di conoscenza e il corpo dell’attore l’unica scena possibile.
Materiali:
– Scheda artistica
– Note di regia
– Vocazione, o d’una recitazione altera
– In vocis malevola
– La maschera è il proprio volto
– Copione dello spettacolo
– Trailer
Si fa presente che la versione definitiva dell’opera non prevede l’uso del microfono e dell’impianto audio.
Breve sinossi tecnica dell’opera
Tecnica
Teatro d’attore, dove l’attore è un corpo sonoro.Riferimenti poetici
Grottesco, Allegoria, Crudeltà.Persone
Un attore, un corpo del tutto fuori baricentro, che con devozione volteggia tra se stesso e il personaggio.Durata dell’opera
Il tempo breve della trasfigurazione, poco meno di un’ora.Luogo di presentazione
Spazio scenico anche non convenzionale, al chiuso e silenzioso, di qualsiasi di-mensione, purché il fondo sia nero.Impianto luci
Una luce logora e grinzosa, nient’altro che la luce dolente d’una grotta abbando-nata, basta una lampadina.Impianto audio
La scena è tutto un rumore di bocca.